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La Storia

Nel territorio comunale sono siti i resti dell'antica Telesia, città sannitica ricordata (217-214 a.C.) per essere stata coinvolta nelle guerre puniche. Nel I secolo a.C. vi fu dedotta una colonia romana e nel periodo longobardo fu sede di un gastaldato. Le incursioni saracene dell'847 d.C. ed il terremoto del 1349 determinarono l'abbandono di Telesia. San Salvatore nacque in seguito a tali convulse vicende poiché un gruppo di profughi furono accolti dai monaci del monastero benedettino dedicato al Santo Salvatore che conferirono ai telesini un lembo di terra su cui edificare il nuovo abitato. Il nuovo borgo assunse così la denominazione di Casale di San Salvatore a testimonianza della sua dipendenza monastica. Per diversi secoli il Casale di San Salvatore rimase sotto la sovranità di questa importante abbazia. In epoca medievale si sviluppò l'abitato di Massa Superiore, nato a ridosso della Rocca. Dopo la decadenza dei benedettini il feudo passò a Giovanni Monsorio, maggiordomo di Ferdinando I d'Aragona, e successivamente ai Carafa che lo tennero sino all'abolizione del feudalesimo avvenuta nel 1806. Nel 1532 c'erano trentadue famiglie diventate ventisei dopo la peste del 1656. Subì gravi danni dal terremoto del 5 giugno 1688. Dal 1861 fa parte della provincia di Benevento.

 


La nascita di San Salvatore Telesino deriva dalla frammentazione di Telesia, città prima sannitica e poi romana, centro di importanza cruciale ai tempi delle guerre puniche. Telesia prosperò nel corso dei secoli tra varie dominazioni fino a subire le incursioni dei Saraceni e crollare definitivamente al terremoto del 1349. Ciò che rimase è quello che tuttora incanta il visitatore: l'anfiteatro, gli edifici termali, la cinta muraria lunga oltre quattro chilometri da cui ha origine uno dei miti del paese, che attribuisce la sua fondazione ad Ercole. La leggenda racconta anche di una rete di cunicoli che strisciano sotto la vecchia città, più volte riparo agli assalti saraceni. La conformazione geografica di San Salvatore Telesino, una valle stesa tra i monti, ne ha decretato nel tempo un particolare rilievo strategico, ne è testimonianza il castello di Rocca Casale, costruito dai Sanframondo nel secolo XII. Ancor più rappresentativa della identità locale è la solenne Abbazia del Santo Salvatore che dà il nome al paese. Nei suoi pressi si stabilì un nucleo di abitanti profughi dalle rovine di Telesia, in un casale fatto costruire dai benedettini che governavano il suo complesso. Suo abate fu Alessandro Telesino, autore di una pregevole storia sull'epopea normanna, fiero sostenitore di Ruggero II d'Altavilla che più volte si recò a San Salvatore per fare visita alla comunità monastica. La badia risale al X sec. e comprende una chiesa a tre navate con lungo transetto, impreziosita da raffinati affreschi dell'abside. Il reperto meglio conservato raffigura Santa Scolastica ma, accanto ad esso, una figura di monaco testimonia probabilmente la presenza di sant'Anselmo in loco. Infatti, tra i numerosi ospiti illustri dell'abbazia, figurò il famoso Arcivescovo di Canterbury. Ad egli la credenza ascriveva la facoltà di trovare sorgenti d'acqua; sant'Anselmo ne diede prova scoprendo, nel giardino della chiesa, il pozzo che reca il suo nome. L'acqua è un motivo ricorrente a San Salvatore Telesino. La nostra, infatti, è una località termale, ospitando parte degli stabilimenti della vicina Telese, e ancor più l'oasi naturalistica di Grassano, già nota ai Romani per le sorgenti fresche e limpidissime che scrosciano attraverso una vegetazione quasi esotica. Il parco è a disposizione di chiunque voglia disimparare le frenesie della vita moderna, una riserva incontaminata ai piedi di Monte Pugliano. E l'acqua ancora ci porta a salire l'altura, a raggiungere gli spettacolari puri. Di origine carsica, queste enormi cavità hanno svolto la funzione di deposito piovano offrendosi oggi come luogo di suggestione quasi lunare che ben si addice alla dimensione quasi fantastica della città. Le belle vie del centro antico, le chiese ed i palazzi, tutto a San Salvatore sembra animato da un soffio di mito, che pare muovere anche gli ulivi, che da sempre gli fanno corona.